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Sade, Donatien-Alphonse-François marchese di.

Scrittore francese. Appartenente ad una nobile famiglia, imparentata ai Condé, abbracciò giovanissimo la carriera militare e partecipò come sottotenente alla campagna di Prussia, conclusasi nel 1763. Nel medesimo anno sposò Renée-Pelagie de Montreuil, che gli rimase sempre legata, nonostante egli non dissimulasse la propria vita libertina. Il marchese coltivò anche la propria vocazione ed attività di scrittore, di cui poesie leggere, libelli e commedie furono il frutto. Dimessosi dall'esercito, divenne abituale frequentatore delle case da gioco parigine, intrecciando inoltre numerose relazioni con attrici di successo: sempre nel 1763 fu incarcerato e dovette scontare la prima delle innumerevoli condanne per immoralità che contribuirono alla nascita dell'alone leggendario intorno alla sua esistenza. Nel 1768 fu nuovamente imprigionato con l'accusa di perversione e nel 1772 si sottrasse con la fuga in Italia - in compagnia della cognata, che ne era l'amante - alla condanna a morte in contumacia per i reati di avvelenamento e sodomia; fu comunque arrestato e rinchiuso in carcere, ma riuscì ad evadere l'anno successivo. Visse quindi nel suo castello di La Coste, in cui condusse fino ad estremi di perversione le proprie esperienze erotiche. In seguito a un nuovo grave scandalo, nel 1777 fu arrestato e rimase nel carcere della Bastiglia fino al 1790, quando venne liberato durante la Rivoluzione. Durante il periodo di prigionia compose numerose opere, la maggior parte delle quali rimase però inedita e fu pubblicata solo molto tempo dopo la sua morte: fra queste citiamo il Dialogo tra un prete e un moribondo (1782, edito nel 1926), una professione di ateismo, sostanziata da un materialismo integrale e da un assoluto nichilismo; La verità, poema trovato tra le carte di La Mettrie (1785, edito nel 1961), poemetto in versi e prosa che esalta il disegno criminoso della Natura, immorale e nemica dei suoi figli; Gli infortuni della virtù. Incidenze (1788, pubblicato nel 1930) che, rimaneggiato e modificato in Giustina, o le disgrazie della virtù, apparve nel 1791; l'incompiuto Le 120 giornate di Sodoma (1782-85, edito in tre volumi nel 1931-35), descrizione ossessiva di seicento tipi di perversioni. Scarcerato, abbracciò la causa dei rivoluzionari e divenne segretario dell'Assemblea Costituente: a questo periodo risalgono numerosi opuscoli polemici che inneggiano alla Rivoluzione, l'edizione di Giustina (1791) e un'opera teatrale (Oxtiern o le disgrazie del libertinaggio, 1791). Durante il Terrore, però, fu sospettato di tradimento, gettato nuovamente in prigione, rischiando addirittura la ghigliottina. Tornato in libertà con la caduta di Robespierre, si dedicò alla pubblicazione delle sue opere più importanti, il romanzo Alina e Valcour (1795) - nel quale espose il suo pensiero in fatto di morale, di religione e di politica, e si professò ateo, anticlericale, repubblicano e progressista - e il saggio La filosofia nel budoir (1795), descrizione dell'educazione erotica di una fanciulla. Nel 1797 apparve l'imponente epopea del vizio, La nuova Giustina o Le disgrazie della virtù, seguita dalla storia di Giulietta sua sorella o La prosperità del vizio, in dieci volumi, e nel 1800 la raccolta di racconti I crimini dell'amore. Individuato come l'autore di Giustina e Giulietta, giudicate infami e immorali, incorse nuovamente in una condanna per empietà, oscenità e perversione: incarcerato nel 1801, fu quindi rinchiuso a Charenton, nell'ospedale dei pazzi, dove rimase - organizzando spettacoli per gli altri internati e continuando a comporre e a fare progetti - fino alla morte. L'opera di S., ignorata o rifiutata per la sua immoralità per oltre un secolo, è divenuta, a partire dai primi anni del Novecento oggetto di studio e di interesse per psichiatri e psicanalisti: al suo nome è connessa, per il ricorrere della tematica nei suoi scritti, la definizione moderna di una perversione sessuale con il termine sadismo. Figura assai complessa e facilmente soggetta a strumentalizzazioni, S. ha influenzato poeti ribelli e critici nei confronti della società borghese come C. Baudelaire e A. Rimbaud, e la sua produzione letteraria fu rivalutata da G. Apollinaire, dai poeti surrealisti, e da autori come P. Klossowski, M. Blanchot e J.-P. Sartre, che vi hanno scorto la libera espressione, priva di ogni censura morale, di impulsi e aspetti fondamentali della natura umana, quali la preminenza della sessualità e la tensione verso la distruzione. Dal punto di vista stilistico, le opere di S. rivelano una completa padronanza degli strumenti del romanzo del Settecento, unita a un'ossessione classificatoria che lo spinge a un elenco minuzioso di tutte le possibili modalità del vizio (Parigi 1740 - Charenton-le-Pont 1814).